Scandalo Diddy: escort, video e accuse scioccanti (ma la difesa ribalta il paradigma)

Nel processo a Diddy spuntano escort e video hot, ma la difesa non ci sta e ribalta il paradigma: “Solo adulti consenzienti”.

L’inchiesta federale che coinvolge Sean “Diddy” Combs è già da un po’ uno dei casi giudiziari più seguiti dell’anno (se non degli anni ’20). Al centro dello scandalo ci sono testimonianze esplosive, incontri a luci rosse, escort maschili e accuse di traffico a fini sessuali. Tuttavia, nonostante l’opinione pubblica si sia fatta un’idea abbastanza chiara (sebbene influenzata di media), la difesa del noto produttore / rapper sostiene che tutto sia avvenuto nel rispetto della legalità, all’interno di dinamiche consensuali tra adulti.

La difesa prova a salvare Sean Combs
Scandalo Diddy: escort, video e accuse scioccanti (ma la difesa ribalta il paradigma) – Foto Ansa – kmagazine.it

Secondo quanto riportato da TMZ, che cita fonti vicine al processo, gli uomini coinvolti – alcuni dei quali hanno avuto rapporti sessuali con Cassie e un’altra donna nota come “Jane”, mentre Diddy osservava – hanno dichiarato di non essere stati pagati per gli atti sessuali in sé, ma esclusivamente per la loro “presenza” e la loro “discrezione”. Un dettaglio cruciale per la linea difensiva, che insiste sul fatto che l’intero contesto rientrasse in dinamiche private e consenzienti.

Gli avvocati di Combs affermano che il loro assistito ha semplicemente retribuito questi soggetti per garantire riservatezza durante situazioni intime, ma mai con finalità di sfruttamento. “Il consenso è stato pieno e reciproco, e nessuno ha subito coercizione”: ribadiscono gli avvocati di Combs, che sperano di influenzare in modo significativo la valutazione della giuria, in attesa le arringhe conclusive previste per giovedì.

Universal si difende: “Tirati in ballo senza motivo”

Parallelamente, un altro fronte legale (legato all’industria musicale) si è aperto contro Diddy e Universal Music Group (UMG), colosso discografico mondiale, ha presentato una mozione per essere estromesso da una causa civile intentata da Sara Rivers, ex concorrente del reality Making The Band, che accusa Combs di abusi sistematici.

La sua denuncia include anche altri 30 soggetti, tra cui UMG, ma secondo il team legale dell’etichetta l’inclusione è del tutto infondata. Nei documenti presentati al tribunale – sempre citati da TMZ – UMG afferma che le accuse a loro carico sono irrilevanti, giuridicamente deboli e formalmente improprie. Degli oltre 1.000 paragrafi della denuncia, solo una decina menzionerebbero la società, senza però attribuirle alcuna responsabilità diretta.

Al momento, il giudice non ha ancora deciso se accogliere la richiesta dell’etichetta ma la mossa di UMG (che frattanto sostiene che le presunte violazioni sarebbero soggette a prescrizione) dimostra quanto il caso Diddy stia causando problemi anche a terzi e non solo all’imputato, sollevando così interrogativi su responsabilità collettive e sistemi di complicità nell’industria musicale.

Gestione cookie