10.05.2022
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Un po' di giorni fa ci siamo ritrovati in 10 in una stanza: è di nuovo il 2019?
No, non è un déjà-vu, siamo nel 2022 ed è tutto vero.
I BNKR44 sono un collettivo di giovani artisti di Villanova, una frazione tra Empoli e Firenze. Formano parte della famiglia Bomba Dischi e FARSI MALE A NOI VA BENE è il loro album (uscito in 3 parti) e anche mantra di vita.
Fanno pop, ma anche rap, ma anche post rock: li hanno persino definiti i BROCKHAMPTON italiani. Loro non si vogliono etichettare, e mi sembra anche giusto.
Abbiamo parlato del progetto culturale del Bunker, del loro non rapporto con la Provincia, della voglia di spingere e di non fermarsi alle prime difficoltà.
Foto © Vito Maria Grattacaso
Il vostro identikit: nome, ruolo all’interno del collettivo e abilità speciale
Innanzitutto, spiegatemi cos'è il Bunker, com’è nato, dove si trova. Mi raccontereste tutta la storia e il concept alle spalle di questo progetto?
Il bunker è un collettivo di menti, di artisti, che sono stati tutti uniti in questo seminterrato. Il progetto è mutato nel tempo e, al momento, è un progetto multidisciplinare. Non è solo musicale, ma artistico, passa attraverso le arti figurative, il design, le performance e si manifesta attraverso queste 7 personalità. Poi il Bunker è anche un luogo sociale, non ci siamo solo noi all’interno di questo spazio, nasce come luogo di aggregazione, anche perché veniamo da una realtà priva di stimoli sociali e aggregativi, e quindi ce li siamo un po’ dovuti creare.
Infatti volevo proprio chiedervelo. Che rapporto avete con la Provincia?
È una specie di non rapporto, non è che esiste proprio un legame con qualcosa in particolare. È comunque casa nostra, si sta bene. Il Bunker come luogo è nato per dare un punto di riferimento alle anime perse, ridono [NdA].
Com’è strutturata una vostra giornata tipo al Bunker?
In realtà tutti facciamo cose diverse, ognuno ha una giornata tipo, ma alla fine il punto di congiunzione e di incontro è sempre il Bunker. C’è Pietro (Fares) che si sveglia presto al mattino, c’è Jack (JxN) che si sveglia alle 6 del pomeriggio, c’è chi si allena, chi fa l’arte, però alla fine ci ritroviamo sempre al Bunker, in un modo o nell’altro.
È il nostro microcosmo, un universo condiviso.
Raccontatemi un aneddoto divertente successo lì
Sono infiniti. Però ieri, ad esempio, lo studio era vuoto e c’era il computer che andava da solo, perché Jack lavorava da casa con il computer dello studio, e quindi sembrava che lì ci fosse qualcuno. Allora io (Piccolo) ho preso la testa di un manichino e ho creato un finto Jack e l’ho posizionato al buio nello studio. Poi è arrivato un altro ragazzo e si è messo a parlare con il manichino, convinto che ci fosse Jack in studio. Ha fatto troppo ridere.
Mi sembrate molto affiatati, come vi siete conosciuti?
Su Tinder, ridono [NdA]. Piccolo e Jack andavano a scuola insieme. Caph, Fares e Faster erano dei rapper di Empoli. Invece Erin e Ghera suonavano insieme, si conoscono da tantissimo tempo, Erin vive molto vicino al Bunker. Ci siamo incontrati a gruppi e poi Ghera ci ha pescato. La musica ci ha unito.
Oltre alla musica quale altro interesse vi accomuna?
Caph e Faster sono appassionati di scacchi. Jack e Dario (Erin) dormono e producono. Poi che altro? La Filosofia, ridono [NdA].
A proposito di musica, come vi etichettereste a livello di genere? Personalmente penso che nel 2022 sia obsoleto parlare ancora di convenzioni e di contenitori rigidi in cui raggruppare la musica, siete d’accordo?
Sì, basta. Facciamo musica. È tutto un mix, le influenze sono infinite, anche perché veniamo tutti da background musicali diversi. Sicuramente, a grandi linee, facciamo pop.
O meglio, se fare pop è l’idea di mettere la musica in una rete più grande, allora sì, facciamo pop.
Fatemi un esempio di com’è nata una vostra canzone
Il pezzo FARSI MALE A NOI VA BENE l’abbiamo scritto dopo una scalata che abbiamo fatto la scorsa estate. Siamo andati in montagna, a casa di Dario ad Abetone per finire il disco, e Ghera ha proposto di scalare questa montagna. È stato molto faticoso, è come se avessimo percorso una pista da scii al contrario. Già dopo la prima salita volevamo rinunciare, ridono [NdA]. Abbiamo letteralmente scalato le piste senza neve (con le sneakers).
E niente, quando siamo tornati giù a valle abbiamo scritto il pezzo tutti insieme.
Questo pezzo parla di perseveranza, del raggiungere una vetta, di spingere e non fermarsi alle prime difficoltà.
È stato di grande ispirazione. Tra l’altro poi è diventato anche il titolo del disco.
Come mai l’avete inserita come traccia di chiusura del disco?
Chiude per bene il cerchio.
E quindi perché il titolo del disco FARSI MALE A NOI VA BENE?
Perché farsi male a noi va bene, ridono [NdA].
La cosa divertente è che, siccome dovevamo fare 15 pezzi e dovevamo capire come farli uscire e come commercializzarli, al posto di fare uscire 2 o 3 brani e poi l’intero album, abbiamo deciso di dividere il disco in 3 parti.
Però per fare questa cosa c’era bisogno di un titolo che potesse essere diviso in 3 parti, perché mano a mano si sarebbero aggiunti e avrebbero completato il titolo. Quindi, inizialmente ci siamo fossilizzati un po’ su questa cosa.
È andata a finire che abbiamo trovato il titolo all’interno delle tracce del disco, che in seguito abbiamo diviso in 3 parti.
È uscito prima FARSI MALE, poi FARSI MALE A NOI e infine FARSI MALE A NOI VA BENE.
Durante il processo di scrittura dei vostri pezzi vi rifate a storie personali, a racconti sentiti in giro oppure viaggiate con la testa e date spazio all’immaginazione?
Di base ci rifacciamo a storie personali. È chiaro che la vita è la maggiore fonte di ispirazione.
Qui però sorge un po' il limite della provincia: per forza di cose bisogna scavare un po’ di più nel personale e si hanno a disposizione meno spunti esterni.
In un contesto del genere non li trovi sempre a portata di mano.
Avete mai avuto il blocco dello scrittore?
Eh, avoglia! L’importante è non insistere quando non si ha niente da dire e poi riprendere con serenità quando si sente la necessità di comunicare qualcosa.
Siete molto esigenti con voi stessi quando siete a lavoro? Chi è il più esigente tra di voi?
Sì, moltissimo. Erin solitamente è il più esigente, ma semplicemente perché alla fine gli arrivano gli accumuli dei lavori di ognuno e deve sentire e risentire più volte il tutto, fino a impazzire.
Che ricordi avete del vostro primo live?
Ah, wow. Il primo live è stato davvero bello, assurdo. Abbiamo suonato all’Ottobit, ormai l’unico locale aperto a Empoli dove tutti vanno. È un pub dove si sono sempre esibiti artisti indie, da Frah Quintale a Gazzelle, che ha una sala e un palchetto. E niente, abbiamo fatto il nostro primo concerto quando a malapena eravamo insieme come collettivo ed era pieno, pienissimo di gente, c’era tutta Empoli. Ci siamo sentiti veramente strani.
È stata una presa di consapevolezza importante.
L’ultimo live dei BNKR44 sarà fatto per forza lì.
Vi state facendo conoscere, vi aspettavate i risultati che state ottenendo?
Non è mai abbastanza. Dopo aver fatto uscire il primo disco nessuno si aspettava niente. Comunque, c’è da dire che già dopo il disco 44.DELUXE eravamo più gasati e convinti. Anche se siamo più tipi da “lavorare senza aspettative”.
Cosa vi distingue da altri artisti? Cosa pensate di avere in più?
Siamo 7, ridono [NdA]. Cosa abbiamo in più? I capelli colorati.
A parte gli scherzi, sicuramente il nostro tratto distintivo più forte è la capacità di sembrare una cosa sola pur essendo un insieme di tante cose.
Un pezzo dei BNKR44 lo riconosci.
E com’è stato collaborare con Arianna (ARIETE)? Come vi siete trovati?
È stata una cosa in famiglia Bomba Dischi. Avevamo già suonato un po’ di volte insieme in estate, quindi la collaborazione era un po’ nell’aria, è avvenuta in maniera genuina. Lei è una super sorella, è fortissima e volevamo una voce come la sua nel disco.
Cosa vi aspettate da questo 2022?
Di divertirci a fare live, di spaccare sui palchi italiani. E poi ci sarà sicuramente un inverno di ricerca musicale per affacciarsi a un nuovo anno.
Ma soprattutto, svelatemi un segreto, nuovi progetti in vista?
Sì, dai. Possiamo dirlo. Prima dell’estate aggiungeremo delle nuove tracce al disco, ce le porteremo in tour.
E come si chiamerà adesso l’album?
FARSI MALE A NOI VA BENISSIMO, ridono [NdA].
Ci salutiamo con una frase di una vostra canzone che vi rappresenta?
“Non toccheremo il cielo solo per poterlo dire”.
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