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Musica

BNKR44: in 2 è amore, in 7 è una festa

di Debora Giampietro

10.05.2022

Parola d'ordine: perseveranza.
Dalla provincia toscana i BNKR44
ci trascinano nel loro microcosmo
pop underground, aka il seminterrato
di Ghera, dove accade la magia.

Tempo di lettura 10'

Un po' di giorni fa ci siamo ritrovati in 10 in una stanza: è di nuovo il 2019?
No, non è un déjà-vu, siamo nel 2022 ed è tutto vero.

I BNKR44 sono un collettivo di giovani artisti di Villanova, una frazione tra Empoli e Firenze. Formano parte della famiglia Bomba Dischi e FARSI MALE A NOI VA BENE è il loro album (uscito in 3 parti) e anche mantra di vita.
Fanno pop, ma anche rap, ma anche post rock: li hanno persino definiti i BROCKHAMPTON italiani. Loro non si vogliono etichettare, e mi sembra anche giusto.

Abbiamo parlato del progetto culturale del Bunker, del loro non rapporto con la Provincia, della voglia di spingere e di non fermarsi alle prime difficoltà. 

 

«FARSI MALE A NOI VA BENE è un mantra. In realtà, all’inizio può sembrare un titolo un po’ emo, ma si parla di perseveranza, di andare dritti per la propria strada».

BNKR44

Il vostro identikit: nome, ruolo all’interno del collettivo e abilità speciale

Erinproduttore, cantante e rompicazzo.

JxNproduttore e la lentezza è la mia abilità speciale.

Piccolocantante e...ho un'abilità? Rubare, ride [NdA].

Caph: suono la chitarra, scrivo e sono un freestyler potentissimo.

Farescantante e basta. Come abilità speciale costruisco campi da calcio, sono un designer, ride [NdA].

Fastercanto, scrivo e sono un gran maestro di scacchi. Oggi ho battuto Isabel, che è il Bot più famoso di Chess.

Gheramanager e mamma. La mia abilità speciale è l’orientamento.

Innanzitutto, spiegatemi cos'è il Bunker, com’è nato, dove si trova. Mi raccontereste tutta la storia e il concept alle spalle di questo progetto?
Il bunker è un collettivo di menti, di artisti, che sono stati tutti uniti in questo seminterrato. Il progetto è mutato nel tempo e, al momento, è un progetto multidisciplinare. Non è solo musicale, ma artistico, passa attraverso le arti figurative, il design, le performance e si manifesta attraverso queste 7 personalità. Poi il Bunker è anche un luogo sociale, non ci siamo solo noi all’interno di questo spazio, nasce come luogo di aggregazione, anche perché veniamo da una realtà priva di stimoli sociali e aggregativi, e quindi ce li siamo un po’ dovuti creare.

Infatti volevo proprio chiedervelo. Che rapporto avete con la Provincia?
È una specie di non rapporto, non è che esiste proprio un legame con qualcosa in particolare. È comunque casa nostra, si sta bene. Il Bunker come luogo è nato per dare un punto di riferimento alle anime perse, ridono [NdA].

Com’è strutturata una vostra giornata tipo al Bunker?
In realtà tutti facciamo cose diverse, ognuno ha una giornata tipo, ma alla fine il punto di congiunzione e di incontro è sempre il Bunker. C’è Pietro (Fares) che si sveglia presto al mattino, c’è Jack (JxN) che si sveglia alle 6 del pomeriggio, c’è chi si allena, chi fa l’arte, però alla fine ci ritroviamo sempre al Bunker, in un modo o nell’altro.

È il nostro microcosmo, un universo condiviso.

Raccontatemi un aneddoto divertente successo lì
Sono infiniti. Però ieri, ad esempio, lo studio era vuoto e c’era il computer che andava da solo, perché Jack lavorava da casa con il computer dello studio, e quindi sembrava che lì ci fosse qualcuno. Allora io (Piccolo) ho preso la testa di un manichino e ho creato un finto Jack e l’ho posizionato al buio nello studio. Poi è arrivato un altro ragazzo e si è messo a parlare con il manichino, convinto che ci fosse Jack in studio. Ha fatto troppo ridere.

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Mi sembrate molto affiatati, come vi siete conosciuti?
Su Tinder, ridono [NdA]. Piccolo e Jack andavano a scuola insieme. Caph, Fares e Faster erano dei rapper di Empoli. Invece Erin e Ghera suonavano insieme, si conoscono da tantissimo tempo, Erin vive molto vicino al Bunker. Ci siamo incontrati a gruppi e poi Ghera ci ha pescato. La musica ci ha unito.

Oltre alla musica quale altro interesse vi accomuna?
Caph e Faster sono appassionati di scacchi. Jack e Dario (Erin) dormono e producono. Poi che altro? La Filosofia, ridono [NdA].

A proposito di musica, come vi etichettereste a livello di genere? Personalmente penso che nel 2022 sia obsoleto parlare ancora di convenzioni e di contenitori rigidi in cui raggruppare la musica, siete d’accordo?
Sì, basta. Facciamo musica. È tutto un mix, le influenze sono infinite, anche perché veniamo tutti da background musicali diversi. Sicuramente, a grandi linee, facciamo pop.

O meglio, se fare pop è l’idea di mettere la musica in una rete più grande, allora sì, facciamo pop.

Fatemi un esempio di com’è nata una vostra canzone
Il pezzo FARSI MALE A NOI VA BENE l’abbiamo scritto dopo una scalata che abbiamo fatto la scorsa estate. Siamo andati in montagna, a casa di Dario ad Abetone per finire il disco, e Ghera ha proposto di scalare questa montagna. È stato molto faticoso, è come se avessimo percorso una pista da scii al contrario. Già dopo la prima salita volevamo rinunciare, ridono [NdA]. Abbiamo letteralmente scalato le piste senza neve (con le sneakers).
E niente, quando siamo tornati giù a valle abbiamo scritto il pezzo tutti insieme.

Questo pezzo parla di perseveranza, del raggiungere una vetta, di spingere e non fermarsi alle prime difficoltà.

È stato di grande ispirazione. Tra l’altro poi è diventato anche il titolo del disco.

Come mai l’avete inserita come traccia di chiusura del disco?
Chiude per bene il cerchio.

E quindi perché il titolo del disco FARSI MALE A NOI VA BENE?
Perché farsi male a noi va bene, ridono [NdA].
La cosa divertente è che, siccome dovevamo fare 15 pezzi e dovevamo capire come farli uscire e come commercializzarli, al posto di fare uscire 2 o 3 brani e poi l’intero album, abbiamo deciso di dividere il disco in 3 parti.
Però per fare questa cosa c’era bisogno di un titolo che potesse essere diviso in 3 parti, perché mano a mano si sarebbero aggiunti e avrebbero completato il titolo. Quindi, inizialmente ci siamo fossilizzati un po’ su questa cosa.
È andata a finire che abbiamo trovato il titolo all’interno delle tracce del disco, che in seguito abbiamo diviso in 3 parti.

È uscito prima FARSI MALE, poi FARSI MALE A NOI e infine FARSI MALE A NOI VA BENE.

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«Abbiamo sia una visione singolare del modo di fare arte, ma al contempo anche collettiva. Riusciamo a fare entrambe le cose e questo è un valore aggiunto».

BNKR44

Durante il processo di scrittura dei vostri pezzi vi rifate a storie personali, a racconti sentiti in giro oppure viaggiate con la testa e date spazio all’immaginazione?
Di base ci rifacciamo a storie personali. È chiaro che la vita è la maggiore fonte di ispirazione.

Qui però sorge un po' il limite della provincia: per forza di cose bisogna scavare un po’ di più nel personale e si hanno a disposizione meno spunti esterni.

In un contesto del genere non li trovi sempre a portata di mano.

Avete mai avuto il blocco dello scrittore?
Eh, avoglia! L’importante è non insistere quando non si ha niente da dire e poi riprendere con serenità quando si sente la necessità di comunicare qualcosa.

Siete molto esigenti con voi stessi quando siete a lavoro? Chi è il più esigente tra di voi?
Sì, moltissimo. Erin solitamente è il più esigente, ma semplicemente perché alla fine gli arrivano gli accumuli dei lavori di ognuno e deve sentire e risentire più volte il tutto, fino a impazzire.

Che ricordi avete del vostro primo live?
Ah, wow. Il primo live è stato davvero bello, assurdo. Abbiamo suonato all’Ottobit, ormai l’unico locale aperto a Empoli dove tutti vanno. È un pub dove si sono sempre esibiti artisti indie, da Frah Quintale a Gazzelle, che ha una sala e un palchetto. E niente, abbiamo fatto il nostro primo concerto quando a malapena eravamo insieme come collettivo ed era pieno, pienissimo di gente, c’era tutta Empoli. Ci siamo sentiti veramente strani.

È stata una presa di consapevolezza importante.

L’ultimo live dei BNKR44 sarà fatto per forza lì.

Vi state facendo conoscere, vi aspettavate i risultati che state ottenendo?
Non è mai abbastanza. Dopo aver fatto uscire il primo disco nessuno si aspettava niente. Comunque, c’è da dire che già dopo il disco 44.DELUXE eravamo più gasati e convinti. Anche se siamo più tipi da “lavorare senza aspettative”.

Cosa vi distingue da altri artisti? Cosa pensate di avere in più?
Siamo 7, ridono [NdA]. Cosa abbiamo in più? I capelli colorati.
A parte gli scherzi, sicuramente il nostro tratto distintivo più forte è la capacità di sembrare una cosa sola pur essendo un insieme di tante cose.

Un pezzo dei BNKR44 lo riconosci.

E com’è stato collaborare con Arianna (ARIETE)? Come vi siete trovati?
È stata una cosa in famiglia Bomba Dischi. Avevamo già suonato un po’ di volte insieme in estate, quindi la collaborazione era un po’ nell’aria, è avvenuta in maniera genuina. Lei è una super sorella, è fortissima e volevamo una voce come la sua nel disco.

Cosa vi aspettate da questo 2022?
Di divertirci a fare live, di spaccare sui palchi italiani. E poi ci sarà sicuramente un inverno di ricerca musicale per affacciarsi a un nuovo anno.

Ma soprattutto, svelatemi un segreto, nuovi progetti in vista?
Sì, dai. Possiamo dirlo. Prima dell’estate aggiungeremo delle nuove tracce al disco, ce le porteremo in tour.

E come si chiamerà adesso l’album?
FARSI MALE A NOI VA BENISSIMO, ridono [NdA].

Ci salutiamo con una frase di una vostra canzone che vi rappresenta?

“Non toccheremo il cielo solo per poterlo dire”.

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