Illustrazione © Giulia Rosa
MUV Game è una società di origine palermitana che sfrutta un gioco digitale competitivo per diffondere un stile di mobilità più sostenibile. Eni gas e luce mi ha dato l'opportunità di intervistare Ilaria Marino, content manager.
Mi sono trovato davanti una professionista estremamente simpatica e disponibile, e ho scoperto quanto quanto ci sia ancora da fare in Italia per quanto riguarda la mobilità sostenibile. Questa situazione però può davvero cambiare; affinché ciò avvenga dobbiamo essere noi i primi a metterci - letteralmente - in gioco.
Foto © Vito Maria Grattacaso / LUZ
Artwork © Pax Paloscia / LUZ
La prima domanda è cos’è MUV e come funziona in poche parole?
MUV è un gioco digitale che si svolge nel mondo reale, il cui obiettivo è trasformare la mobilità sostenibile urbana in una nuova esperienza divertente: uno sport.
Si basa su alcune caratteristiche quali: dinamiche di gioco (allenamenti, sfide e tornei), premialità e raccolta di dati. Il funzionamento del gioco è molto semplice: tu selezioni il mezzo di trasporto che stai utilizzando sull’app e inizi a muoverti, l’algoritmo attribuisce quindi un punteggio in base a quanto è sostenibile il mezzo di trasporto, se ti sposti in orari di punta, che tempo c’è, e così via. Alla fine di ogni tratta avrai un riepilogo sui chilometri percorsi, le calorie bruciate e la CO2 risparmiata. Per rendere tutto più cool abbiamo inserito una componente di gamification, ovvero dei tornei tra città, aziende e scuole, oppure sfide individuali e allenamenti.
Così avete portato il gioco anche a un livello sportivo.
Esattamente.
Com’è nata l’idea del progetto? Come è stato portato avanti?
L’idea nacque dieci anni fa da Push, un laboratorio di design basato a Palermo. I ragazzi di Push si iniziarono a chiedere come ridurre il traffico rendendo partecipi i cittadini del cambiamento. Da qui sono nate infinite ricerche e progetti internazionali, ad esempio nel 2016 i fondatori sono andati a New York per partecipare a un programma di accelerazione con Google e, l'anno seguente, abbiamo fatto parte di un Horizon [progetto della Commissione Europea, ndR], quindi si è iniziato a strutturare il modello di business che abbiamo oggi.
L’idea era quella di trovare nuove motivazioni da dare alle persone per lasciare a casa la macchina.
Prima hai parlato di raccolta dati. Come li utilizzate?
Per noi la raccolta dati è molto importante. In primis come elaborazione di dati che servono ad alimentare il tema del mobility management per aziende, enti e istituzioni. E poi anche in formato open data per lo sviluppo delle politiche urbane. In parole più semplici, noi raccogliamo vari dati, li analizziamo, li rielaboriamo e li passiamo a coloro che mettono in atto le decisioni politiche legate alla mobilità sostenibile.
In che modo i dati raccolti negli anni hanno aiutato la progettazione sostenibile delle città o in altri ambiti?
In modo secondo me eccezionale. Dopo il progetto di ricerca sono nate circa una cinquantina di nuove idee e soluzioni utili affinché le città in futuro possano diventare più sicure e sostenibili.
Ti faccio qualche esempio: oggi a Fundão (Portogallo), una delle sei città pilota del progetto, ci sono delle colonnine sparse per le strade che fungono da indicazioni verticali. Praticamente ti permettono di vedere quanto distano le principali attrattive locali e quanto hai percorso tra un punto e l’altro della città.
A Palermo, invece, luogo difficilissimo dal punto di vista del traffico, dopo la progettazione di MUV abbiamo parlato con il comune e ciò ha portato alla nascita di nuove piste ciclabili e all’incremento delle ZTL riducendo le emissioni di CO2. Grazie a un feedback raccolto direttamente dai cittadini è stata migliorata l’illuminazione per risolvere le difficoltà nel percorrere determinati punti scuri della città.
E infine ad Amsterdam, dove la situazione è completamente diversa, è nato un Living Lab dedicato alla mobilità sostenibile in cui tutti i giorni si parla di cosa si può fare per incrementarla nella città.
MUV è nata a Palermo e nel tempo si è diffusa in tantissime città europee differenti tanto per cultura quanto per background a livello di sostenibilità nei trasporti. Dove ha avuto maggior successo l’app? Nelle città con un background sostenibile avanzato, tipo Amsterdam, oppure in quelle città dove poteva esser vista come una maggiore novità?
Il progetto è partito da sei città europee e poi, nei tre anni di progetto Horizon, hanno aderito altre città fino a un totale di quindici in tutto il mondo, molto differenti tra loro sia dal punto di vista culturale che nella gestione del traffico.
Si passa da Amsterdam e Gand, decisamente sensibili al tema e molto organizzate dal punto di vista della gestione del traffico, a Palermo e Barcellona, città decisamente più caotiche. Però ti assicuro che abbiamo avuto un riscontro estremamente positivo da tutte.
Ciò che ci ha aiutato tantissimo è stato iniziare a lavorare su quartieri ben circoscritti, in modo che l’impatto fosse misurabile nell’immediatezza e che si riuscissero a capire le differenti necessità delle singole città, grazie al confronto con i cittadini.
L’utilizzo di MUV porta ovviamente dei benefici a livello comunitario e ambientale, ma al di là di questi perché io nel mio singolo dovrei scaricala? Quali sono i vantaggi e benefici individuali? Ci sono dei reward?
Sì, assolutamente, ci sono dei reward, ma ritengo sia necessario fare un passo indietro.
Un beneficio per la comunità è già di per sé un beneficio individuale, usare MUV è una piccola azione che possiamo fare per un grande cambiamento.
Il problema è globale e dovrebbe essere in carico a governi e grandi aziende, ma anche noi dobbiamo chiederci che cosa possiamo fare per questa sfida. MUV è questo: entrare a far parte di una community che condivide il tuo stesso obiettivo semplicemente cambiando le proprie abitudini, usando di meno l’auto, condividendola o usando altri mezzi di trasporto sostenibile. Ci sono però altri benefici individuali per esempio a livello fisico e salutare.
Infatti ho notato la presenza di un indicatore delle calorie bruciate in base al tragitto.
Esatto, utilizzare MUV consiste in un’attività decisamente healthy e lo è anche mentalmente: quando finisci di studiare o di lavorare, tornando a casa, un conto è mettersi nel traffico della città in auto, un altro è farsi una passeggiata o un giro in bicicletta, a livello mentale è un’altra cosa. E infine c’è il discorso economico.
La spesa media per sostenere il costo di un'auto è calcolata sui 1400€ l’anno, che oggi è un costo importante per una famiglia italiana media.
Per quanto riguarda i premi ce ne possono essere di molto differenti: gift card, buoni sconto ed esperienze e attività spesso inerenti alla formazione. Questi però sono sempre legati alla sostenibilità ambientale, all’innovazione sociale e tecnologica o alla difesa dei diritti umani. Cerchiamo infatti di dare visibilità e valore a tutte quelle realtà che in qualche modo sposano i nostri valori.
Posso immaginare che l’applicazione abbia fatto più presa sulle nuove generazioni, ma non necessariamente è così, su quale fascia d’età avete avuto più successo? Anche le fasce più anziane sono state coinvolte?
Negli anni abbiamo sempre coinvolto tutti, MUV si rivolge infatti a un mercato vario, sia i singoli cittadini sia le comunità. Con comunità noi intendiamo aziende, scuole e università, quindi immaginati, si tratta di un bacino di utenza molto ampio. Abbiamo sempre cercato di dare a MUV un taglio che potesse risultare credibile sia a uno studente sedicenne sia al marketing manager dell’azienda 'x', e ti posso dire che a livello di attivazione dell’app non ci sono stati cambi di interesse. Mentre a livello di cambiamenti comportamentali la fascia di età maggiormente interessata è tra i 16 e i 24, che è prevedibile ma molto positivo.
Prima hai citato diverse città e mi hai spiegato come queste possano rispondere in maniera differente a una proposta di mobilità sostenibile. Come siamo messi in Italia sul piano della mobilità rispetto alle altre nazioni?
La mobilità sostenibile è un tema complessissimo - come lo è la mobilità in generale - e infatti attualmente in Italia è molto discussa dal PNRR del governo Draghi. Immaginiamo che da una parte ci sia la domanda, cioè noi cittadini, e dall’altra l’offerta, cioè le strade, le infrastrutture e i vari mezzi come aerei e navi. Se le problematiche stanno nell’offerta, il cui continuo bisogno di manutenzione è molto costoso, esse risiedono anche nella domanda, il parco auto italiano è infatti il più vecchio d’Europa.
In Italia siamo talmente attaccati all’auto che solo il 3% delle persone utilizza la bici mentre il 60% si muove in automobile, e su 100 cittadini ci sono 60 auto, numeri folli. C’è tantissimo da fare e da lavorare.
A dicembre abbiamo condotto una ricerca per Wired, in cui abbiamo contattato i mobility manager delle nostre varie città metropolitane e ne è uscita una situazione drammatica.
Che cos’è un mobility manager?
Si tratta delle persone responsabili di pianificare la mobilità cittadina interfacciandosi con scuole e aziende. Non tutte le città metropolitane hanno un mobility manager, e non essendoci sanzioni in caso della sua assenza e in mancanza di fondi è una cosa lasciata al caso. Ti faccio un esempio, a Roma, dove ci sono circa 3000 istituzioni scolastiche, sono stati consegnati soltanto 50 piani di mobilità. Da quest’anno però 50 milioni di euro verranno assegnati come fondo per il mobility management, per cui possiamo dire che anche per noi c’è ancora speranza.
Paesi quali l’Olanda e in generale quelli del nord Europa potrebbero essere presi come esempi da cui prendere spunto?
Assolutamente, sono realtà più sensibili al tema e, nonostante l’Italia si presti meglio anche a livello climatico, è ancora molto più arretrata, perché la questione è culturale, e MUV agisce proprio su questo: sul cambio di mentalità e il cambio comportamentale.
MUV nasce come progetto di ricerca, diventa poi start-up e ora è Società Benefit [come Eni gas e luce, Società Benefit da luglio 2021 - ndR] e B Corp. Voi siete nati già con l’obiettivo di avere un impatto positivo a livello sociale e ambientale e non a caso siete una Società Benefit, che cosa comporta esserlo? Quali sono le differenze principali con una società “normale”?
Essere una Società Benefit comporta delle responsabilità, innanzitutto si tratta di una società normale in quanto persegue un obiettivo finanziario, in più però persegue un obiettivo comune. Con trasparenza e responsabilità ha anche l’obiettivo di soddisfare il bene comune per vari portatori di interessi, che possono essere i clienti, i dipendenti, l’intera società o l’ambiente.
Essere una Società Benefit semplicemente vuol dire usare il business come forza positiva.
Adesso una domanda più personale, che cosa ti ha spinto a prendere parte al progetto MUV? Cosa ti ha colpito? Il fatto che fosse una Società Benefit ha in qualche modo influenzato questa decisione?
Io sono sempre stata innamorata di Palermo, volevo trasferirmici da molto tempo ma avevo bisogno di trovare una realtà che mi permettesse di farlo. Nella mia ricerca ho incontrato Domenico Schillaci, uno dei quattro fondatori di Push, e dato che il progetto era ancora agli albori, abbiamo deciso di tenerci in contatto. Ho iniziato quindi a seguire MUV da follower e da ambassador finché, a gennaio 2020, mi sono candidata per una posizione in linea con la mia esperienza e sono entrata a far parte del progetto. Il fatto che fosse una Società Benefit ha assolutamente influito.
Secondo me lavorare con un'azienda che non ha il solo obiettivo di arricchirsi, ma soprattuto di fare del bene, fa davvero la differenza.
Lavorare con loro è bello, perché cresciamo insieme al progetto, è un continuo scambio e un continuo confronto e poi, sarà anche che siamo giovani, è proprio un bell’ambiente.
Che percorso di studi hai seguito?
Cose che non c’entrano nulla con quello che sto facendo ora, mi sono laureata in Turismo e poi ho fatto un Master in progettazione di eventi d’arte e design. Ma è proprio questo il bello, perché per quanto lo studio possa darti una buona infarinatura l’approccio al mondo del lavoro lo vivi. Quindi fai quello che ti piace ora e non pensare troppo al futuro, poi il futuro arriverà e lo gestirai sul momento.
MUV c’è ormai da un po’ di tempo e sta continuando a espandersi, arrivati a questo punto quali sono i progetti e gli obiettivi per il futuro?
Di progetti per il futuro ne abbiamo tantissimi. Essendo nati nel 2020, anno terribile per tutti e per la mobilità a maggior ragione, ci siamo dovuti riprendere con svariati progetti. Abbiamo lavorato con le scuole del Piemonte per le quali abbiamo creato un torneo; abbiamo lavorato con i dipendenti delle varie sedi europee di EIT Urban Mobility, una grossa azienda che si occupa di mobilità urbana con i quali abbiamo fatto un progetto pilota; e stiamo dando una mano al Ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili per i piani relativi a queste ultime.
Per quanto riguarda il futuro abbiamo in cantiere numerosi progetti. Un esempio è un torneo per i tifosi di calcio nel quale, seguendo il calendario del campionato di serie A, gli utenti di MUV potranno fare punti per la propria squadra.
Beh, fighissimo! C’è altro?
Stiamo poi lavorando a un torneo delle università europee e, fra le altre cose, lanceremo delle sfide nelle principale città italiane in partnership con la startup di monopattini Dott. Infatti a breve, e questo è un bello spoiler, ci sarà una sfida a Milano nella quale muovendosi in maniera sostenibile (non esclusivamente in monopattino) si potranno vincere numerosi premi legati al mondo del monopattino elettrico. Ci sono tanti progetti e speriamo che questa situazione di stop mobilità finisca.
Eccoci quindi all’ultima domanda. Cosa vorreste che cambiasse nel mondo a livello di mobilità?
Il nostro obiettivo è allargare il più possibile in nostro bacino di utenza, per portare sempre più persone verso un nuovo approccio al vivere e al muoversi in città.
Davide è un ragazzo brugherese di 19 anni, si è appena diplomato al liceo scientifico e si è immatricolato a Storia in Statale. Non ha molte certezze per il futuro, ma per il momento studiare ciò che lo appassiona gli basta. Gli piace giocare di ruolo, e sta cercando il coraggio di iniziare a leggere Il Signore degli Anelli.
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