26.01.2022
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La Repubblica Popolare Democratica di Corea (RPDC), meglio nota semplicemente come Corea del Nord, conserva, da decenni, due originali caratteristiche: quella di essere forse il Paese meno “accessibile” al mondo, e, contemporaneamente, anche il più frainteso. Per certo si sa che, da cinquant’anni, vive in uno stato di guerra permanente con i vicini del Sud e, periodicamente, minaccia di estendere questo conflitto al mondo intero.
Il totalitarismo della famiglia Kim – che da circa 75 anni guida, con piglio autocratico, le sorti del Paese – agita e preoccupa lo strategic power delle più importanti diplomazie internazionali, facendole ripiombare in un vecchio clima da guerra fredda. Il regime di Pyongyang continua a disseminare intorno a sé suggestioni tenaci e avvolgenti. Proprio a causa della sua inaccessibilità, la Nord Corea si è trasformata, nel corso degli anni, in uno schermo dalle dimensioni gigantesche dove gli altri proiettano ben volentieri il proprio immaginario, composto da ansie, fantasie, paure e speranze, che, spesso però, niente hanno a che fare con la realtà oggettiva.
Le manipolazioni e le strumentalizzazioni spesso sono anche difficili da smentire per l’assenza di fonti verificabili e Pyongyang non ha alcun interesse a smentire le notizie, più o meno strampalate, che circolano sul proprio conto. Così, per reazione, a lungo, c’è stata la tendenza nella stampa occidentale, e non solo nel settore dei giornali scandalistici, di scrivere castronerie e bufale à gogo, anche a causa di quello che pare un particolare curioso talento del regime per stranezze e bizzarrie.
Qui ripercorriamo le 10 fake-news sulla Corea del Nord più comuni, in una salutare e necessaria operazione di debunking.
Copertina © Agustina Arevalos
Grafiche © Mariavittoria Salucci
Nelle ultime settimane del 2013 era circolata, con una certa insistenza, la notizia del terribile omicidio di Jang Song-thaek. Lo zio del giovane dittatore coreano Kim Jong-un, diventato numero due del regime nord-coreano e principale consigliere politico del giovane presidente alla morte del padre Kim Jong-il, dopo un velocissimo processo farsa, sarebbe stato stato sbranato vivo da un branco di cani. Secondo ricostruzioni di stampa, infatti, sarebbe stato rinchiuso in una gabbia assieme a cinque stretti collaboratori e poi dato in pasto alle bestie affamate. La scena, di una crudeltà senza precedenti, è durata circa un'ora ed è stata monitorata in diretta dal “Grande Successore” (Kim Jong-un) e da 300 funzionari. Agghiacciante. Spaventoso. Terribile. Peccato si tratti di una notizia falsa.
Jang Song-thaek è stato giustiziato dal political bureau senza dover ricorrere a tale ingiustificata ferocia. La fake news, se così può essere definita, è stata riportata inizialmente dal giornale Wen Wei Po (con sede a Hong Kong) che ha avuto la curiosa trovata di riportare, semplicemente, un post satirico apparso su un social network cinese, senza pensare di scatenare tanto caos attorno alla delicata questione statale. Ma evidentemente c’è chi scambia la deformazione satirica per la realtà.
Nonostante un controllo costante e una sorveglianza quanto mai rigida si confermino dei fattori centrali nei rapporti con la popolazione internauta, a dispetto delle attese, Internet esiste in Nord Corea. Kwangmyong è una rete intranet nordcoreana aperta nel 2000, alla quale si può accedere per mezzo di browser, servizi di posta integrati, newsgroup e un motore di ricerca interno.
Seppur isolata rispetto al resto del mondo, senza possibilità di ricevere notizie, contenuti o informazioni al di fuori di quelle veicolate dai domini nordcoreani, rappresenta un prezioso servizio gratuito di uso pubblico.
Nel 2014 Kwangmyong aveva circa 5500 siti web, tra cui: un servizio di posta elettronica, aree universitarie di ricerca di opere accademiche e scientifiche, un social network, servizi di notizie nazionali, e così via. Nel 2019, tra l’altro, il Washington Post ha pubblicato un lungo articolo nel quale venivano riportati documenti e dichiarazioni che dimostravano la collaborazione tra Huawei e Nord Corea per costruire e mantenere (segretamente) attiva ed efficiente la rete wireless del Paese. Il gigante tecnologico, fondato nella provincia del Guangdong, e coinvolto in primissima istanza nella guerra commerciale del Presidente Trump prima e di Biden poi con la Cina, è stato inserito nella lista nera come minaccia alla sicurezza nazionale degli Stati Uniti d’America.
La canapa è nativa e coltivata in tutta la Corea del Nord. Tuttavia, la marijuana viene usata solo per una varietà di prodotti industriali, nonché per una particolare varietà di medicine tradizionali che sono utilizzate ancora oggi. Secondo il codice penale del Paese, la cannabis è una sostanza illegale, controllata al pari della cocaina e dell'eroina.
Fonti dell'ambasciata svedese in Corea del Nord (intermediario per quanto riguarda le relazioni con altri Paesi come gli Stati Uniti) affermano che sia la vendita che il consumo di cannabis sono illegali e punibili. La fake news era nata per le affermazioni ambigue rilasciate dal diplomatico svedese Torkel Stiernlöff, residente in Corea del Nord. Questi, infatti, pur avendo escluso a più riprese la possibilità che la cannabis fosse legale in Corea del Nord, aveva confermato, in altre dichiarazioni, che la coltivazione e la vendita di canapa sarebbe invece legale, poiché priva di effetti psicotropi.
Dopo la storica Coppa del Mondo FIFA 2010, ospitata per la prima volta da un Paese africano – il Sudafrica – per qualche mese è stata di pubblico dominio l’esclusiva (offerta da National Report, sito satirico statunitense) secondo la quale i membri della nazionale Chollima (storico soprannome della Selezione nordcoreana), rientrati in patria dopo l’eliminazione nella fase a gironi, sarebbero stati costretti a sedute di pubblica umiliazione e spediti ai temuti lavori forzati. Notizia falsa e inattendibile anch’essa, ma che ha trovato una certa diffusione perché il political bureau di Pyongyang, guidato dal “Grande Successore”, ha pagato ancora una volta lo scarso interesse nello smentire notizie false sul proprio conto.
Il calcio è stato infatti per anni un prezioso strumento di propaganda e soft power per il Regime: la qualificazione ai Mondiali sudafricani, seconda storica partecipazione dopo quella del 1966, ha regalato lustro e onore al lavoro sportivo svolto dalla DPR Korea Football Association (Federazione calcistica nordcoreana). L’attaccante Jong Tae-Se, parte integrante della Selezione, qualche anno fa ha dichiarato: «Giocare la Coppa del Mondo è stata la sensazione più bella della mia vita». Nessuna pubblica umiliazione, quindi. Anzi.
Lo scorso novembre la solitamente attendibile Ansa aveva riportato la notizia secondo la quale uno studente sarebbe stato condannato a morte per aver contrabbandato Squid Game, la serie sudcoreana di successo planetario, in Corea del Nord. Il giovane avrebbe portato la serie trasmessa da Netflix dalla Cina, dopo averla caricata su una chiavetta USB. Falso.
A smontare la notizia, circolata e pubblicata originariamente da Radio Free Asia, è NK News, sito web americano, con sede a Seul, da sempre vicino alle dinamiche accadute a nord del 38° parallelo. «È logicamente e concettualmente impossibile» che una copia della serie-tv sia entrata nel Paese, dicono gli esperti interpellati.
Radio Free Asia, fonte raramente affidabile e organo del governo americano, ha riportato maldestramente la notizia, citando soltanto fonti anonime, e sfruttando la popolarità della serie. Considerando le restrizioni e i controlli sempre più severi a causa del Covid, è altamente improbabile che il prodotto abbia raggiunto il Paese. Dall’inizio del 2020, la Nord Corea ha inasprito le sue leggi e ristretto notevolmente il traffico già modesto di persone e beni. Inoltre, le autorità hanno l’ordine di sparare a vista a chiunque giunga senza permesso a meno di due chilometri dalla frontiera.
A maggior ragione tutto ciò si complica se si pensa che il presunto condannato sia entrato nel Paese in nave dalla Cina, come riportato dai media, in quanto un’analisi svolta a luglio da NK News e dal Royal United Service Institute di Londra mostra che il processo di quarantena e disinfezione per le imbarcazioni che sbarcano al porto di Nampo (a soli 43 km da Pyongyang) richieda circa due mesi.
Se qualche anno fa era particolarmente raro avvistare un nordcoreano con un telefono portatile, adesso a Pyongyang lo smartphone è comune quanto le due ruote. Il marchio più diffuso e famoso è Arirang (chiaro richiamo a una canzone popolare nordcoreana considerata da decenni l’inno non-ufficiale del Paese), prodotto interamente in Nord Corea.
Negli ultimi mesi si è scritto molto del dispositivo Pyongyang 2425 con il presunto coinvolgimento di Huawei nella realizzazione dello smartphone. Per quanto funzionale da un punto di vista delle innovazioni offerte, il sistema operativo è ancora strettamente connesso alle esigenze del Partito dei Lavoratori di Corea: le applicazioni utilizzabili, infatti, sono solo quelle approvate dal governo.
Nell’agosto del 2013 il The Chosun Ilbo, celebre quotidiano sudcoreano, dopo aver offerto una discutibile esclusiva ai principali mass media internazionali, ha iniziato a far circolare voci, completamente infondate, su quella che all’epoca era la fidanzata del “Gran Successore”, Hyon Song-wol.
La frontman della band femminile nordcoreana Moranbong, assai in voga in quegli anni, sarebbe stata giustiziata, insieme alle sue colleghe, colpevole di aver prodotto e venduto film porno lesbici.
In seguito, si scoprì che la ragazza non solo era viva e vegeta, ma che aveva fatto anche una splendida carriera, essendo diventata la plenipotenziaria di Kim Jong-un in una nuova fase di impegno culturale. Nel 2020 Hyon Song-wol ha accompagnato il “Trionfante Generale”, uno dei numerosi epiteti attribuiti al figlio di Kim Jong-il, in uno dei suoi viaggi nel nord del Paese, rappresentando, tra l’altro, in quella rara occasione, l’unica componente femminile all’interno dell’entourage di Kim Jong-un.
Dopo la discussa ascesa del “Grande Successore”, girò voce che il nuovo lider maximo della RPDC avesse ordinato a tutti gli uomini di portare una pettinatura simile alla sua. Falso. Nulla di obbligatorio, invece. La fonte primaria da cui “Radio Free Asia” ha desunto questa notizia non parla di legge, ma di una “raccomandazione” proveniente da un dipartimento del partito. In Italia, i principali quotidiani e periodici online hanno pubblicato articoli fuorvianti sulla questione con altrettanti titoli fuorvianti, che nulla hanno a che vedere con la realtà autentica dei fatti.
L’avventura degli studenti australiani Alex Apollonov e Aleksa Vulovic a Pyongyang, proprio per verificare la veridicità della notizia, è un piccolo gioiellino del web che va gustato fino in fondo.
La Corea del Nord rivendica i suoi diritti basandosi su un nazionalismo antimperialista e su una forma peculiare di socialismo conosciuta come Juche. L'ideologia ufficiale della Repubblica Popolare Democratica di Corea, nonché il sistema politico su cui si basa, è fortemente autarchico, superomistico e social nazionalista, elaborato dal fondatore Kim Il-sung e sostenuta dal figlio Kim Jong-il. Parlare di comunismo tout-court è quindi decisamente sbagliato.
Kim Il-sung descrisse il Juche come «l'idea secondo cui l'uomo è il padrone di ogni cosa e decide ogni cosa».
Non a caso, il concetto di comunità a nord del 38° parallelo è fortissimo e ha messo radici in ogni aspetto della vita quotidiana, dall’attività lavorativa alla casa dove ogni nordcoreano trascorre la propria esistenza. La sopravvivenza dello Stato viene considerata come un principio guida della strategia diplomatica nordcoreana. Anche nelle frequenti situazioni di emergenza economica e/o politica (più rare), la Corea del Nord continua a enfatizzare la propria indipendenza a livello mondiale.
In realtà, sta accadendo esattamente il contrario perché comincia a nascere una cultura del caffè anche in RPDC. A Pyongyang un caffelatte ghiacciato costa 9$, prezzo esoso in qualunque angolo del mondo, figuriamoci in Nord Corea, mentre un espresso viene servito alla modica cifra di 4 dollari. Le caffetterie non guadagnano granché, certo, ma rappresentano alla perfezione una delle prime avanguardie dei bisogni della nuova classe consumistica: un atteggiamento volto a mostrare i gusti raffinati della propria mondanità, più che una reale passione nei confronti della bevanda.
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