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Musica

gIANMARIA,
di ieri e di oggi

di Mariavittoria Salucci

15.07.2022

Dopo X Factor può esserci qualcosa da dire,
o meglio, da scrivere. gIANMARIA racconta
il suo ultimo singolo, come vede le relazioni,
e il senso della scrittura. 

Tempo di lettura 12'

gIANMARIA, voce di Gianmaria Volpato, si è fatto strada tramite l'edizione di X Factor 2021 e ha dimostrato che un talent italiano può creare sia ascolto che scrittura.

Ha la leggerezza dei vent’anni, il gusto di ieri, ma nell'estetica di oggi, il giustificato menefreghismo della sua generazione, uno styling pulito, e un’urgenza creativa estremamente profonda.

Quando esci dal programma hai un po’ un momento di down, perché prima eri sotto i riflettori, poi devi mantenere le luci accese da solo.

gIANMARIA

Ho visto che l’altro giorno hai fatto una tattoo session, che cosa ti sei tatuato?
È stato tutto molto spontaneo, sai? La mia migliore amica tatua, non ha iniziato da molto e deve fare un po’ di esperienza, così ho chiamato un po’ di persone disposte a farsi tatuare. Io ho fatto un sole, a caso, che sorride, non so perché, mi piaceva.

E nell’ultimo singolo hai scritto che «Col Sole riesco solo a stare muto», sei contento che sia uscito Non dovevo farlo?
Son contentissimo di questo singolo. Secondo me è un pezzone, è molto più adulto. Anche semplicemente per un fattore temporale, perché è stato realizzato un mese fa. Mentre l’EP è uscito un anno fa, e le cose erano abbozzate anche già da prima; e quindi secondo me questo si sente. Per fare uscire questo pezzo abbiamo pensato di metter giù una forma di canzone antica. Per me è un singolo spesso, poi non so se lo sia realmente.

Di sicuro si è fatto notare, come stai facendo anche tu: su Spotify hai quasi 300mila ascoltatori mensili. Ti mette pressione questa escalation? Te l’aspettavi prima di X Factor?
Posso dire che non me l’aspettavo, ma se devo essere sincero dal primo momento in cui le cose sono state mandate in onda, e ho visto il riscontro che hanno avuto, ho detto ok, forse per la prima volta sono stato abbastanza soddisfatto di me, del lavoro e della preparazione che avevo portato avanti prima di entrare.

Quando esci dal programma hai un po’ un momento di down, perché prima eri sotto i riflettori, poi devi mantenere le luci accese da solo.

X Factor ti permette di farti conoscere, ma rimane una parentesi di un percorso più grande
Sì, i talent sono un’occasione per iniziare a fare questo tipo di lavoro e adesso, infatti, con tutto il gruppo di persone che ho attorno, stiamo iniziando a farlo. Penso che ogni talent abbia la capacità di rovinare le persone, ma succede solo nel momento in cui queste si sentono arrivate. Io lo vedo come un trampolino, un primo step, la prima partenza.

E ti spaventerebbe rimanere "quello del talent"?
No, non mi spaventa essere quello del talent. Diciamo che è un tema con cui ci siamo confrontati spesso: pensavamo che, una volta uscito da X Factor, dovessimo fare un lavoro per levarmi quest’immagine di dosso. Però in realtà è successo naturalmente. Poi vabbè, certo, ancora adesso se mi ferma una persona per strada mi dice «ma tu hai fatto X Factor». Ma posso dire che nell’ambiente non sono percepito come quello del talent, penso di aver tirato fuori le mie carte.

 

Come senti di essere percepito?
Come uno che sì, ha fatto pure un talent, ma scrive seriamente le sue canzoni, e questo è importante.

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Quindi la stai vivendo bene
In generale sì, sto bene. Sto cercando di metabolizzare tutti i cambiamenti della mia vita. Mi sono appena trasferito a Milano, stanno cambiando tante cose, e per il momento sono molto impegnato. Quindi finché c’è tanto lavoro è un bene, credo, sempre.

A proposito di cambiamenti, come è cambiato il rapporto con la tua famiglia?
Con la mia famiglia il rapporto è cambiato semplicemente perché non ci vediamo più tantissimo. Ma è una cosa che sarebbe successa comunque, al di là della “notorietà”. Avevo nei piani di andare via di casa il prima possibile, ed è solo successo prima del previsto. Ma a livello di amore e di affetti non è cambiato nulla, è solo che ci vediamo molto meno. 

E con i tuoi amici?
Con i due o tre amici di cui mi importa realmente non è cambiato niente. Però diciamo che ho colto l’occasione per non vedere più tantissime persone di cui non mi importava niente. 

Hai fatto un po’ di pulizia contatti
Esatto, mi sono reso conto che forse non li consideravo amici già prima di questo “salto”. Loro dicono «ora che è famoso se la tira e non usciamo più assieme», a me va anche bene che la pensino così, tanto la situazione non cambia: non li vedo più e sono più contento.

In un’intervista hai detto che ti sei fidanzato con la musica, perché ti impegna un sacco, senza entrare nel gossip, come vivi le relazioni?
Ma io le relazioni non le ho mai vissute, fortunatamente per me [ride, NdR]. Di recente ho provato a fidanzarmi con una ragazza, che amavo tantissimo. Ci abbiamo provato un po’, ma poi basta. Ho capito che non sono proprio fatto per questa cosa. Non ce l’ho, non è proprio nei miei meccanismi stare con una persona, vederla spesso, conviverci. Le cose che hanno funzionato più a lungo, infatti, non erano vere e proprie relazioni, ma rapporti con persone lontane.

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Quando è uscito l’EP, Fallirò, hai detto che non sei riuscito a fare feat perché non c’è stato il tempo di organizzarli. Tutti però continuano a parlare della «triade vicentina», con Madame e Sangiovanni. Arriverà?
Non si può dire niente.

Sei emozionato per il tour estivo? Che cosa ti aspetti?
Sì, sono emozionato e mi aspetto di divertirmi molto. Poi devo dire che la “situazione festival” è molto bella, in un certo senso più leggera. Sai, se sei in un club con centinaia di persone solo per te, sul momento hai più pressione. Se invece canti durante un festival puoi avere un atteggiamento più libero, anche perché la gente di solito è davvero presa bene. Sei a luglio, sei fuori, sei in vacanza, figo. Quindi da un lato c’è questo discorso, dall’altro ti dico che non ho troppa ansia perché ho appena fatto 15 date, e questa cosa mi è servita. Sono gasato.

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C’è molto più da discutere sul male che sul bene. La penso così.

gIANMARIA

E la scuola, tra X Factor e il tour, come l’hai gestita?
Io frequentavo l’indirizzo di ragioneria, ma nel mentre stavo cercando comunque di lavorare il più seriamente possibile nella musica. Pubblicavo canzoni, venivo spesso a Milano, ero spesso in giro, insomma, e non ho frequentato molto. Questo è il motivo per cui ho perso un paio di anni. Poi ho deciso di fare X Factor, ma ci tenevo a concludere gli studi, così mi sono iscritto in un’altra scuola, dove non c’era l’obbligo di frequenza. Tra qualche giorno ho l’orale di maturità!  

Sei agitato?
No dai, perché comunque con gli scritti ho superato il 60, quindi mi sento a posto.

Hai programmi sul lungo periodo oltre alla musica?
Mi piacerebbe diventare un artista a tutto tondo. Mi fa impazzire il cinema, tantissimo; forse è allo stesso livello della passione che provo per la musica. Mi piacerebbe iniziare a lavorare in quel mondo, ho già amici che ci lavorano a livelli alti, e vorrei anch’io introdurmi un po’.

Oltre a questo mi piacerebbe scrivere altre cose oltre alle canzoni, magari un film, un libro, un romanzo. Questo sì, mi interessa.

Poi in generale come obiettivo nella vita ho il viaggiare. Voglio cercare di portare sempre più cibo alla mia creatività, che spesso se ne va e io mi dispero [ride, NdR].

Qual è l’ultimo film che hai visto che ti è piaciuto?
Eh, ne vedo proprio tanti, l’ultimo che mi ricordo e che mi è piaciuto è stato Submarine. È un film uscito nel 2010, con le colonne sonore di Alex Turner, molto bello.

E secondo te chi scrive bene in Italia oggi?
In Italia sicuramente Marracash e Madame.

Tu, invece, come ti approcci alla scrittura?
Di solito, durante le giornate, se mi vengono in mente dei concetti particolari, o delle frasi a effetto, me le segno subito. Poi arrivo in studio e se ho un’idea ben chiara del pezzo si scrive da solo, come è stato ad esempio per I Suicidi. Se penso che sia un argomento forte e ci ho già riflettuto parecchio, ecco allora mi basta poco tempo. Mi viene così spontaneo che entro in un flusso di coscienza naturale. Altre volte, invece, ci metto un po’ di più a estrapolare il succo, e mi prendo del tempo per pensarci, per capire come declinarlo nei diversi momenti della canzone. Scrivo sempre in modi diversi, ogni volta, ed è bello proprio per questo.

Ho letto che “scrivi cose che ti fanno stare male per riflettere e stare meglio”, possiamo dire quindi che la scrittura abbia una funzione catartica per te?
Sì, assolutamente, diciamo che secondo me c’è molto più da discutere sul male che sul bene. La penso così. La funzione è catartica perché se scrivo una canzone che mi piace dopo sono la persona più felice del mondo. Quella cosa non me la dà nient’altro, e quindi lo faccio.

Quando scrivi racconti quelle che in gergo chiameremmo cose peso. Ti senti un po’ in opposizione rispetto ai tuoi coetanei che preferiscono metter giù barre di pura “ostentazione”?
Penso che sì, siamo diversi, ma non direi in opposizione. Semplicemente a me non interessa fare quella cosa, penso sia una questione di gusti. Io ho un'altra esigenza e mi piace. Forse sarebbe meglio mi piacesse la trap, dato i numeri che fa. Che poi me l'ascolto anche io quando sono in presa bene.

È che poi preferisci il cantautorato
Sì, esatto, sia quello di ieri che di oggi. E così, a mia volta, vorrei andare bene per entrambi i mondi. Vorrei diventare una persona all’interno del campionato del cantautorato, e un nome tra gli altri artisti contemporanei.

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Parlando di contemporaneità, ogni volta che pubblichi qualcosa sui social tutti stanno lì a commentare come sia un evento raro. Non ti piacciono?
Non sono mai stato un utilizzatore seriale dei social, non mi piacciono molto. Ma so che sono importantissimi per il mio lavoro, e ora devo trovare una quadra per essere più attivo. Sto cercando la dimensione giusta dove possa sentirmi completamente a mio agio e continuare a postare, coinvolgendo maggiormente le persone che mi sono attorno e che mi seguono.

Tra Instagram, TikTok e Twitter?
TikTok è quello che mi piace meno; video di 15 secondi, meme e balletti non fanno per me. Instagram lo uso come WhatsApp, per vedere se certe persone sono vive [ride, NdR]. Twitter è quello che preferisco, anche se non lo uso, però almeno si dice qualcosa.

Alcune dinamiche del live-tweeting, però, a volte sono pesanti. Tu come hai vissuto l’attenzione mediatica day by day?
Non andavo a leggere niente, è proprio una cosa che non mi interessava fare. Ancora oggi non leggo quello che scrivono di me, o almeno lo faccio davvero poco. Tipo, se i miei pezzi vengono recensiti da qualche magazine, allora do un’occhiata. Però è una cosa che non ho, non so, forse è sbagliato non farlo?

Ma secondo me è un buon modo per preservare la salute mentale, no?
Eh sì, quella è importantissima. Avrei paura di prendermi male se leggessi qualcosa che, magari, ha dei toni un po’ pesanti. Non è successo per ora, anche se ne ho lette di cose! Però non vorrei entrare nel meccanismo per cui i commenti sui social diventino troppo importanti, perché poi quando arrivano i commenti negativi ti distruggono. E ciò che ti distrugge non è neanche ciò che è scritto, ma il fatto stesso di dargli rilevanza. Conosco persone, artisti, che hanno questo tipo di rapporto con i social, ed è per questo che cerco di mantenermi distante da queste dinamiche.

E, per finire, qual è la prima canzone che ti ricordi di aver cantato “di gusto”?
Altrove di Morgan. Un pezzo infinito.

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