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Musica

Vipra: "Grazie, ma no grazie"

di Thomas Raiteri
02.07.2021

"Simpatico, solare e in cerca di amicizie":
il primo disco solista di Vipra è
la mefatora perfetta di una generazione
che piace a tutti ma non a se stessa.

Tempo di lettura 10'

 

Nel bel mezzo del torrido caldo milanese abbiamo incontrato Vipra - artista romano classe ’92, che dopo il capitolo chiuso con i Sxrrxwland (almeno per ora) si è messo in proprio ed è uscito con “Simpatico, solare, in cerca di amicizie”, il suo primo album da solista.

Abbiamo fatto una chiacchierata di un’ora e mezza, con due caffè e una pausa sigaretta, e siamo finiti a parlare di Pokémon Argento, del nuovo disco, degli artisti usati come pignatte e di quella volta in cui Fedez l'ha reso la persona più famosa d'Italia.

Foto © Vito Maria Grattacaso / LUZ

I content creator e gli artisti si sono trasformati in pignatte che la gente rompe per prendere i dolci, e poi butta per passare al prossimo.

Vipra

Sono preso bene per questa intervista, tra l’altro ho letto che anche a te piacciono i videogiochi
Finalmente qualcuno con cui condividere questa passione. Che poi in realtà guardando i dati europei ci sono tantissimi videogiocatori, ed è una delle cose in cui si divide più equamente il pubblico maschile e femminile - tipo il 45% dei videogiocatori nel mondo sono ragazze. È assurda questa cosa, super bella. Soprattutto considerando che i videogiochi sono nati negli anni ’80 come forma d’intrattenimento puramente maschile, con Lara Croft e altri personaggi simili estremamente sessualizzati. 

E com’è cambiata questa cosa?
Negli ultimi 20 anni hanno aperto a un mercato che fosse genderless e i personaggi femminili si sono completamente evoluti. Sono usciti sempre più videogiochi in cui il character principale era di sesso femminile, o altri in cui potevi scegliere - come capita spesso negli RPG. Così, sono nati personaggi più tridimensionali, con sfumature e comportamenti che possano rispecchiare la realtà - gli esempi recenti sono Ellie di The Last of Us o Aloy di Horizon Zero Dawn.

Quali sono i tuoi giochi preferiti, invece?
In assoluto della storia direi Pokémon Argento, Zelda Majora’s Mask…

“Catturi i Pokémon in giro con la mountain bike”?
Esatto (ride, ndr). Poi non so, Metal Gear forse, il primo, di Kojima, che si vedeva dall’alto.

Fai anche live su Twitch mentre giochi, nell’ultimo che ho visto c’era Final Fantasy VI
Il mio coinquilino ha il simulatore del Nintendo 64 e dello Snes, quindi ogni tanto ci giochiamo. Soltanto che Twitch è molto impegnativo, per farlo bene dovresti fare live ogni giorno e diventa veramente un accollo.

Non è una questione di qualità, ma di quantità: se tu streammi ogni giorno per un anno ti fai 400 spettatori fissi su tutte le dirette, anche se fai una diretta in cui bevi acqua. Se tu, invece, fai dei contenuti incredibili però ne fai tre al mese, non raggiungi nulla.

Pensi che in qualche modo la passione per i videogiochi influenzi la tua musica?
Può essere. Penso che alla fine qualsiasi cosa tu faccia, se fai un lavoro che ha tanto a che vedere con la tua interiorità - che sia fare lo scrittore, il musicista, il pittore o lo sceneggiatore - tutto quello che vivi, ascolti, guardi e fruisci ti si sedimenti dentro. 

Così come i videogiochi, nella mia musica possono finirci dentro i fumetti, i libri o i film, però cerco sempre di inserirli in maniera incidentale:

Mi dà fastidio l’idea di prendere qualcosa di ultra pop - come può essere la figura di Pablo Escobar o Tony Montana - e schiantarcela dentro al testo di una canzone che non c’entra niente. Per me, deve venire tutto fuori in maniera naturale.

Le canzoni sono diventate nomi di roba che faceva parte della vita dell’artista. Penso sia più figo se dalla musica viene fuori la sua personalità, in cui dentro ci sono le passioni e quello che gli piace.

A proposito di musica, ti sei da poco esibito al Mi Manchi Festival. Come’è andata?
Bene dai, anche se è pur sempre un live parziale. È un clima totalmente diverso, con protocolli sanitari (giustamente) a manetta, e 500 persone che ti guardano sedute con le mascherine. Però, dopo un anno dove le istituzioni sono state praticamente assenti su tutto il mondo dell’arte e della cultura, in cui il comparto musicale è sceso in piazza con i bauli ma non ha avuto niente in cambio, ci siamo finalmente rimessi un po’ in piedi. Da soli. Un primo tentativo, un po’ zoppo ma bello. 

Stare su un palco, con le luci, con la gente che batte le mani ed è contenta e spensierata, è una boccata d’aria fresca.

Per un anno hanno provato a propagandare che alla fine si può stare bene anche da soli dentro casa, ma per quanto io sia un misantropo totale, non è così. O hai la casa di Fedez o ti viene voglia di impiccarti.

E com’è stato suonare dopo così tanto tempo? C’era un po’ di ansia?
Ti dico solo che ho fatto le prime due canzoni senza voce. Le prove erano andate benissimo, sul palco non respiravo più. A una certa, mi sono spogliato - ho tolto la giacca e mi sono sbottonato i pantaloni. Al microfono ho detto “ragazzi, io ho un attacco di panico, come la vogliamo mettere?”. Stavo svenendo. Poi, con l’aiuto del pubblico, per fortuna, è andata bene.

Un’occasione unica per presentare dal vivo “Simpatico, solare, in cerca di amicizie”, il tuo primo album da solista. Com’è stato lavorarci?
In realtà non è cambiato molto perché ci ho lavorato con tutti gli amici e i ragazzi di Sxrrxwland. Poi vabbè, sei “da solo” perché sul palco ci sei tu e la faccia sul front dell’album è la tua. La parte creativa è stata molto divertente, quella amministrativa penso sia stata la cosa più penosa della mia vita. Fai le foto e poi la strategia di comunicazione e poi organizzi la troupe, davvero una rottura allucinante. 

A me non frega niente di queste cose, ma non perché sono più bello degli altri, semplicemente non mi interessa. Ho fatto il disco e magari sto già pensando al prossimo, mettiamolo fuori e poi la gente, se piace, lo ascolterà.

Che poi avete fatto un lavorone per la parte amministrativa e di comunicazione, tra Twitch, QR code, merchandising
Tutte idee non mie, nate da persone competenti in questo campo, e poi Tremila, che ha curato la parte di grafica. Gestire queste cose rientra negli accolli di cui ti parlavo prima, cose belle ma che non mi viene spontaneo fare - tipo Twitch, dove ho anche fatto una puntata con Fulminacci. Alla fine ci siamo divertiti e magari tornerò a fare qualcosa nei prossimi giorni. Oppure il canale Telegram, che ho sponsorizzato con dei bigliettini in giro per strada. Tra l’altro, cosa assurda: Arisa ne ha pigliato uno ed è entrata per una settimana. Ogni giorno a dirle “Arisa esci!”, ma non usciva mai.

Per fare queste cose devi essere una persona socievole, e io non lo sono per niente. Cosa ci devo scrivere ora su Telegram?

È un po’ il tema dell’album, no? Viviamo in una società in cui è diventato d’obbligo apparire sempre socievoli ed estroversi, essere amico di tutti
Il fatto è che si è creata questa iper-socialità, dove bisogna per forza fare amicizia e starsi tutti simpatici. Lo stesso vale per la scrittura che ormai è diventata uno Speakers’ Corner: ti metti in piedi su una scatola di cartone e dici la prima cosa che ti passa per la testa. 

Tutto quello che facciamo, lo facciamo per piacere agli altri. Solo che ormai, alla maggior parte delle persone, piace la merda.

Vipra

 

Un incubo, insomma
Ma vedi, io come faccio a fare la gestione dei social?

Tre anni fa ho collaborato con Fedez alla stesura dell’album Paranoia Airlines, e ho lavorato con lui tre settimane circa. In un momento qualunque della giornata ha fatto una storia e mi ha taggato. Ho avuto un attacco di panico per la quantità di gente che ha cominciato a scrivermi, a chiamarmi: il telefono è impazzito. Gente che non sentivo da 6 anni. Siccome non rispondevo hanno pure scritto ai miei amici per chiedere cosa stessi facendo, perché ero amico di Fedez. La domanda tipo era - “Ma quindi adesso sei famoso?”. 

Ma quindi adesso sei famoso, possiamo tornare a essere amici?
Esatto, davvero disturbante. Non siamo amici, avete soltanto il mio numero in rubrica.

Invece che significato c’è dietro alla copertina dell’album? Cosa vuol dire sentirsi una pignatta a una festa di compleanno?
Le pignatte le ho sempre trovate inquietanti, questa cosa di distruggere l’animale e poi mangiarsi le interiora che sono le caramelle - come un sacrificio. Alle feste si divertono tutti tranne loro.

Simboleggia un po’ il processo che sta attraversando l’arte. I content creator e gli artisti si sono trasformati in pignatte che la gente rompe per prendere i dolci, e poi butta per passare al prossimo. Fine. Quanti artisti sono stati divorati in un secondo per poi essere gettati nel dimenticatoio? Gente che veniva definita “il futuro” e poi via, spariti.

Tra l’altro un fenomeno che negli ultimi anni è aumentato tantissimo.
Ormai la gente è sovraesposta a una quantità di contenuti infinita, e poi il giro di soldi è cresciuto in maniera ipertrofica. Quindi questa cosa succede di continuo.

E ti spaventa? Credi possa succedere anche a te? Che poi proprio in “Ciao bella” e “Siamo seri” ti poni queste domande. Ti trovi un po’ in un limbo in cui ti chiedi se bisogna seguire i propri sogni e la propria passione, facendo un salto nel vuoto, o accontentarsi optando per la via più semplice e che ti dà maggiori sicurezze. Tu, ovviamente, hai scelto di seguire la tua passione. Cosa ti ha spinto a farlo?
La cosa è semplice: io ho provato pure a percorrere la strada più sicura, ma mi ha angosciato molto di più.

È una ricerca continua della tranquillità, che ti serve per poter andare ogni giorno in ufficio ed essere concentrato. Solo che in questo modo finisci per escludere dalla tua vita persone e aspetti emotivi: sei come una macchina.

Per non parlare poi di ritmi folli e retribuzioni ridicole. Ma chi me lo fa fare! 

Lavoravo in degli studi televisivi a Roma per €600 al mese. Un giorno, il mio capo mi ha detto di andarmene che tanto andavano avanti solo i raccomandati. “A te” - disse - “ti useranno come uno schiavo fin quando non ti spaccherai la schiena”.

Davvero motivante direi, soprattutto quando vieni pagato €600. A proposito di scelte, mi dicevi che i featuring li avete decisi solamente dopo aver scritto i pezzi. Mi racconti un po’ come sono nati?
Gli Psicologi sono miei amici e li conoscevo già da un po’ di tempo. Con Margherita (Vicario, ndr), Fulminacci e Martina, invece, ho pensato che rispecchiassero il mood delle canzoni e secondo me ci ho azzeccato. Mi piace il loro modo di scrivere e mi sembravano fossero le persone giuste.

Sono contento sia andata così perché ormai, molto spesso, i featuring si fanno solo per scambiarsi il pubblico. Un po’ come i trapper che pagano cifre folli all’artista americano di turno, per delle strofe di dieci secondi in cui parlano di robe a caso. Tra l’altro non frega nulla né al pubblico italiano né a quello all’estero.

Che poi, io che pubblico gli devo dare? Paradossalmente avevano tutti molto più da dare a me che io da dare a loro.

Parlando di Fulminacci, insieme avete fatto la nuova versione di “Cancella File”. Il testo a un certo punto fa - “E ho conosciuto solo un angolo di mondo, ma la mia stanza sembra un angolo di Tokyo”. Ho letto una cosa di te a riguardo che mi ha incuriosito molto e quindi te lo chiedo: perché dici che odi viaggiare?
È scomodo e preferisco restare a casa mia. Poi c’è questa grande stronzata del viaggio che nobilita l’uomo e delle persone che affermano di viaggiare per arricchire il loro spirito, le classiche che mettono wanderlust o globetrotter come bio su Instagram. Devo andare in un posto pieno di altri turisti alienati e non cagare per una settimana? Grazie, ma no grazie.

Infine, ultima domanda, promesso, in “Ragazzino” dici - “Mentre vado alle feste, con i miei amici rapper, hai visto quelle facce, nessuno si diverte”. Cosa intendi dicendo nessuno si diverte? Nell’immaginario collettivo i rapper/trapper non si annoiano mai

Penso che tra gli artisti ci sia questa sorta di angoscia collettiva del voler sempre farsi vedere in certi posti, con certi giri di persone. Tutti si odiano e non se lo dicono, è una gara a chi flexa di più.

Non sembra divertente
No, appunto. Nessuno si diverte, solo che se non ci sei allora sei uno sfigato. E io non ci vado, infatti.

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